Introduzione di Nemi D'Agostino Prefazione, traduzione e note di Sergio Perosa. Con testo a fronte. Nell'"Antonio e Cleopatra" (1606-07) Shakespeare insegue un difficile equilibrio tra dramma storico e tragedia individuale. Schiavo della sensualità e del fascino maturo di Cleopatra, Antonio abbandona la sposa Ottavia e abdica al ruolo di triumviro. Battuto da Ottaviano prima ad Azio, poi ad Alessandria, alla falsa notizia della morte della regina d'Egitto si lascia cadere sulla spada spirando infine tra le braccia dell'amata che a sua volta riconosce nel suicidio l'unica decisione onorevole. Se l'integerrimo Ottaviano incarna la Realpolitik imperiale, il mondo dell'ordine e dell'efficienza romana, il corrotto Antonio esprime la tragedia dell'uomo d'azione che soccombe a una lussuria tanto indegna quanto irresistibile, ma anche la grandezza d'animo di chi rinuncia al freddo tornaconto politico in nome della spontaneità e della pienezza di vita. Sui due protagonisti maschili campeggia Cleopatra, cortigiana d'Oriente, principessa ammaliatrice, ma soprattutto eroina di una storia d'amore che attraverso la poesia di Shakespeare sfida la morte e il tempo.