Il corpus delle dieci tragedie di Seneca, composte probabilmente intorno alla metà del I secolo d.C., serba al lettore moderno tutto ciò che ci resta di integro della produzione tragica latina. Caratterizzati dallo scontro di passioni estreme, dal gusto del macabro e del truce, i tre drammi qui raccolti mettono in scena personaggi del mito, conferendo loro una forza nuova, che scaturisce dall'urto violento e irreparabile degli istinti contro la ragione. Medea e Fedra, entrambe respinte dall'amato e pronte a tutto pur di vendicarsi, e Tieste, inconsapevole vittima di un orribile inganno, sono altrettanti esempi «dell'anima umana che è in guerra con sé stessa», del contrasto tra volontà e destino. Un contrasto che in Seneca non è mai completamente superato, ma che per la prima volta sembra recepire l'esigenza di affermare la libertà dell'uomo. Introduzione e note di Caterina Barone.