Era quasi inevitabile che l'estro espressivo e la ricchezza inventiva di Manlio Santanelli incontrassero, per affinità elettive, il mondo di Basile. Queste Dieci favole antiche sono modellate, per la lingua e per le situazioni narrative, sul maestoso autore de Lo Cunto de li Cunti, a partire dal sottotitolo che dichiara una filiazione esplicita. Assumere il teatro verbale e le immaginazioni iperboliche di Basile significa adottare un'idea letteraria di straordinario vigore. Le situazioni trovano il correlativo nell'artificio della lingua, che è un napoletano espressionista e funambolico. Le parole allestiscono un festoso teatro verbale, che trasforma il vocabolo in incanto e fa dello stile la cifra della rappresentazione. Questa strepitosa inventiva opera nella potenza degli epiteti, che si esaltano attraverso la sonorità dei singoli fonemi. In questi cunti entra la vita e Santanelli offre un campionario favoloso delle sue possibilità. Quando lo sguardo arriva all'ultima pagina, può consegnare alla memoria la ricchezza del mondo strambo e meraviglioso che ha attraversato. In fondo «Lo munno è libbro scritto da la mano de nu luocco».