Questo di Mark Ravenhill è un Candide che racconta, ripensa, ricompone il "Candide" di Voltaire, lo smaschera e rimaschera, permettendogli di attraversare il pensiero e il tempo del nostro Occidente. Cinque atti che potrebbero essere cinque diversi spettacoli intorno all'idea di "ottimismo" globalizzato, ma che invece realizzano un'unica parabola di una presente al "naturale andare avanti del mondo". Primo atto. Intorno alla metà del '700 Candide si trova nel palazzo di una contessa che lo ama e che un giorno gli regala la recita della sua vita: Candide capisce che non è lì che deve stare, ma che deve andare oltre se stesso, alla ricerca della sua Cunegonde. Secondo atto. Anni 2000, da qualche parte in Europa, dove ci hanno portato due secoli di pensiero illuminista, e dove ora da qualche parte, dentro ognuno di noi, si nasconde Candide. Terzo atto. Qualche anno dopo, sempre in Europa: riscrivere la propria vita, farne un film, elaborando traumi e drammi, riposizionando ogni valore personale e politico: questo prova a fare una madre che ha perso tutto, tranne la fiducia in un futuro guarito e migliore. Quarto atto. Candide, fuggito dal palazzo della contessa si ritrova a El Dorado, dove l'utopia di un mondo migliore ha preso forma, ma è una forma che il mondo non può sopportare. E neanche Candide. Quinto atto Andiamo tutti insieme nel futuro per capire che cosa ne sarà di Candide, di noi, dell'Occidente, tutti insieme verso un inesorabile lieto fine.