Pur nel travaglio delle sue insoddisfazioni e dei suoi slanci, Eleonora Duse ben rappresentò la fine dell'Ottocento e gli ultimi splendori e languori, raffinati e viziati, di un secolo intenso. Di questa attrice Mario Apollonio, suo spettatore d'eccezione, intende dipingere la figura di donna, protagonista di passioni dai nodi tortuosi e dolorosi (come quella che la legò al poeta D'Annunzio), accanto a quella di grandissima e intensa attrice. Grazie alla sua sensibilità, alle doti innate e con lo studio intenso, l'attrice si rivolge a un repertorio di livello artistico sempre più alto, interpretando opere come Antonio e Cleopatra (1888), Casa di Bambola (1891) e alcuni drammi di Gabriele D'Annunzio (La città morta, La Gioconda, Sogno di un mattino di primavera, La gloria), che le valgono l'appellativo di "divina" e un apprezzamento da parte del pubblico a livello globale.