Gli Schiavi, un atto unico pubblicato nel 1910, può essere considerato una perfetta sintesi del pensiero di Ryner, in bilico tra anticlericalismo e amore per il cristianesimo delle origini, pacifismo e rivendicazioni sociali, primato della filosofia e riconoscimento delle passioni umane. In questo testo corale emerge il filosofo e veggente Stalagmus, portavoce dell'autore e della sua dottrina individualista, ma anche personaggio contraddittorio e rivoluzionario. All'indifferenza e all'atarassia raccomandata dai pensatori antichi contro le passioni e i turbamenti delle folle che ci circondano, si sostituisce nel filosofo un crescente sentimento di rabbia contro le ingiustizie umane, rese palpabili dalla visione del futuro dell'umanità e delle lotte di potere. Senza ignorare le tendenze e le mode della scena contemporanea, Ryner cercò, anche in questo testo teatrale, di recuperare il dialogo filosofico dell'antichità, portando dispute e ragionamenti sulla scena: un teatro più da leggere che da rappresentare, forse, mosso dalla profonda convinzione che la rivoluzione interiore del singolo preceda ogni cambiamento collettivo.