Le numerose edizioni settecentesche che s'intersecano l'una con l'altra, la mancanza degli autografi e la vastità dell'impresa di fronte alle cento e più commedie, alle decine di melodrammi giocosi, di drammi per musica e di altri componimenti teatrali, cui si affiancano poesie, prose e un cospicuo epistolario, hanno impedito fino ad ora che si affrontasse la questione dell'edizione critica delle opere di Goldoni. La cultura italiana e internazionale si era rassegnata e accomodata all'ombra della grande, meritoria fatica di Giuseppe Ortolani iniziata nei primi anni del secolo, senza, tuttavia, un chiaro progetto e senza precisi criteri filologici. Alla base di questa edizione nazionale vi è stata una preliminare indagine sulle stampe volute dall'autore dal 1750 agli anni ultimi della sua vita al fine di determinare, opera per opera, i diversi stadi del testo. Da qui la presenza di un ricco apparato di varianti che illustra l'evoluzione della singola opera fino al momento in cui l'autore non impone ad essa una fisionomia definitiva. "I drammi musicali per i comici del San Samuele", pochi, stringati e composti dal 1735 al 1743, mostrano un Goldoni curioso e attratto dalla sperimentazione. Ispirandosi alle parodie che prendono in giro l'opera seria, la pastorale e la tragedia classicheggiante, fiorite a Venezia e altrove in quegli anni, l'avvocato accoglie le convenzioni della satira, mitigandone in parte la trivialità.