«... Continuo a sistemare le maschere sul viso degli attori che presto vedrete in scena, solo pochi minuti e iniziamo... Vedete bene che faccio le maschere tali e quali ai volti degli attori, cioè gli faccio il calco sulla loro faccia e dopodiché, dal negativo del gesso, produco la maschera, appoggiando l'oggetto al viso dell'attore, di conseguenza la maschera che indossa risulta identica al loro viso, che la persona presenta nella sua vita... Ecco, così...». In un dramma mitologico ad atto unico, Vincenzo Gambardella mescola i generi teatrali unendo l'intensità delle tragedie religiose del Seicento spagnolo, l'ilarità farsesca dell'italiana commedia dell'arte, e la disincantata profondità del Teatro della tortura pirandelliano. Nell'anno dei teatri chiusi, l'eterno inganno della maschera continua a sopravvivere come strumento imprescindibile, esistenziale e sanitario, nascondendo e rivelando la Verità di ogni epoca.