"Dopo anni di ricerca sul teatro del Cinquecento, ecco una commedia dalle tecniche rinascimentali ma che utilizza testi della tradizione italiana. Mi sono liberamente ispirato a ciò che succedeva nelle città post-comunali come Firenze, Roma, Napoli. Tutte soffrivano di una costante: gli incendi. Incendi ai lebbrosari, chiese, ospedali... che prontamente venivano sostituiti da banche, cattedrali, palazzi signorili, e dove, alla base di tutto, vi erano speculazione e corruzione. In questa commedia tratto della giustizia, delle trappole, delle vessazioni, della corruzione politica e sociale come male incarnato nella nostra tradizione. La chiave grottesca dello sghignazzo domina. Canti, balli e un linguaggio reinventato tra onomatopea e grammelot, rimandano a origini culturali diverse. Nel Diavolo con le zinne, Franca Rame è Pizzocca, la serva-perpetua, goffa e pettegola, di un giudice, Giorgio Albertazzi, che due diavoli vorrebbero possedere per poter meglio corrompere. Per un intreccio di situazioni e incidenti invece di entrare nel corpo del giudice, il diavolo incaricato si impossessa, senza rendersene conto, del corpo della serva. Il quiproquo manda all'aria il programma del capo-diavolo: bisognerà corrompere il giudice attraverso la serva posseduta! Il lavoro va avanti in un crescendo di grande comicità, in una girandola di cardinali corrotti, falsi testimoni, serve e diavoli in supposta. La complessità dell'intreccio classico della situazione del teatro cinquecentesco tende immancabilmente al paradosso e all'assurdo. Nella commedia ci si ritrovano, non per caso, tutti i tipi e i personaggi-maschera dell'antico teatro all'italiana. Ho inserito canti e musiche da ballata. Ho cercato nella velocità dei cambi di scena di realizzare un susseguirsi di scene e situazioni che ritroviamo nell'opera buffa. Naturalmente ogni concomitanza con la cronaca dei nostri giorni è del tutto involontaria; si sa, gli antichi hanno sempre copiato spudoratamente scandali e personaggi della nostra attualità!" (Dario Fo)