Cadaveri sanguinanti e grida di dolore: Troia in fiamme si presenta come luogo archetipo della distruzione e del sacrilegio. In questo contesto, Euripide sceglie di dare voce ai vinti che esemplificano con il loro destino quello di un popolo, di una madre, Ecuba, regina della città e diventata schiava dei Greci, di un fanciullo, il piccolo Astianate gettato dalla rupe perché Troia non possa risorgere. A far da coro la straziante voce delle donne Troiane che levano un ultimo canto di dolore sulle rovine della città. L'opera è "contro la guerra": il concetto è espresso in modo deciso e incontestabile: di qui la sua attualità.