Era la fine degli anni Sessanta. Uno sparuto gruppo di giovani insegnanti si ritrovava ogni sabato pomeriggio nella sede dell'AIMC, ad Alba, e Valerio Elampe era uno di questi: pacato, colto, spiritoso, entusiasta. Molti ne divennero amici fedeli e, dopo aver dato vita a un'associazione culturale, il LUT, si presentarono con giovanile incoscienza sulle piazze di Alba e delle Langhe. I testi, scritti da Valerio (in un primo tempo con la collaborazione di Alberto Canottiere, scomparso prematuramente), parlavano di lavoro, di sfruttamento, di guerra, di resistenza, di consumismo, di amore: fecero scalpore, suscitarono polemiche e consensi. Riletti oggi, rivelano intatta tutta la loro forza innovativa, specialmente se proiettati in quegli anni in cui, accanto alle prime manifestazioni studentesche e operaie, larga parte della società, soprattutto nelle nostre terre, si cullava nel raggiunto benessere economico, ma latitava nel campo dei diritti civili, ignara delle crisi che si profilavano all'orizzonte e dei terribili anni di piombo che di lì a poco si sarebbero susseguiti spazzando via gran parte delle illusioni giovanili.