Il testo rappresenta un toccante dialogo immaginario tra Pier Paolo Pasolini e Maria Callas. Sullo sfondo della lavorazione del film Medea nel 1969, i due grandi artisti, pur provenendo da mondi diversi e molto distanti tra loro, si stringono in un legame artistico, emotivo e umano che si sublima nella finzione drammaturgica dove la «voce di Maria e di Pier Paolo, diventa espressione, legame, suono scenico, medium, strumento, canto, fino a intrecciare un vero e proprio connubio» indissolubile.