Due donne (o forse le due anime di una sola donna) di fronte alla tragedia piú atroce: la morte di un figlio. In "Torna fra nove mesi" l'autrice ripercorre, con accenti di verità e di pathos, di graffiante ironia e di tenera semplicità, di lucidità quasi cinica e di disperata commozione, il vuoto interiore e l'arcana solitudine di chi ha subito la piú terribile delle perdite e si affanna a ricostruirsi un'identità nuova con i brandelli di quella ormai devastata, nel contesto di una società che, a dispetto di ogni migliore intenzione, non può mai veramente con-patire. Ne "Il viaggio di Carlotta" la prospettiva è quella opposta: la protagonista, giunta al varco dell'eternità, ripercorre le tappe che l'hanno condotta al passo supremo e definitivo, compiuto nel pieno della pulsione vitale. Due testi in cui l'autrice analizza, con gli strumenti della narrazione teatrale, l'istinto di vita e il desiderio di morte, la solitudine di chi se ne va, per sua scelta, e quella del sopravvissuto, lasciato a districarsi con il dolore, i ricordi, la propria identità frantumata e l'inevitabile distanza del mondo circostante.