Che cos'è la religione per un uomo senza dio? Un repertorio di esperienze e dilemmi sul quale i credenti non possono avanzare priorità o prerogative ma ogni umano ha il diritto di riflettere e interrogarsi; un patrimonio comune che ci appartiene indipendentemente dalla nostra decisione di piegarci deferenti a una realtà soprannaturale. Ecco allora, in questi testi teatrali, Bencivenga esporre una meditazione sulla vita e sulla morte ispirata da Lazzaro; un dibattito fra il metodo dell'accoglienza e quello dell'esclusione e del sangue, inteso sia come legame familiare sia come sacrificio imposto a una vittima; una rivendicazione della gratuita, autentica generosità del ricco epulone; una condanna dell'usura e di chi le offre ambigua clemenza; una sfida logica che un diavolo astuto lancia a un creatore onnipotente. Come nelle sue tragedie, l'autore sceglie qui la forma del dramma, invece che del saggio o dialogo filosofico, per rappresentare a tutto tondo una vita umana che è non solo ragionamento ma anche emozione. E non prova neppure a esprimersi in un linguaggio di corriva quotidianità; il suo eloquio segue i modelli delle opere classiche - forse stranianti per alcuni ma tanto giustamente inattuali ed eterni quanto i suoi temi.