Nel Kosovo post-bellico una suocera, Parone, e la nuora, Curte, attendono il ritorno del figlio e marito scomparso dieci anni prima: prelevato da casa da sconosciuti non ha mai fatto ritorno. Se la madre vive nell'attesa, la nuora ha ben compreso la realtà delle cose e desidera liberarsi dal giogo di una famiglia che non l'ha mai accettata, ma le cui regole le vengono imposte come da tradizione. Un dramma ispirato dalla ricerca dell'autrice sulle persone scomparse durante il conflitto degli anni Novanta in Kosovo; una scrittura che intreccia le regole di una società profondamente patriarcale con la necessità del ricordo e quella dell'oblio, assieme a una terza dimensione immaginaria, dove le due protagoniste incontrano il sé più profondo. Il testo, qui tradotto in friulano, è stato il primo dramma scritto da un autore kosovaro a essere messo in scena a Belgrado.