In queste conversazioni prende forma un singolare "monologo" a due voci irriverente e fuori dai denti. Due coetanei, diversi per indole e per carattere, ma legati dalla comune passione per il teatro, s'incontrano, una sera d'inverno nel 1988, prima di una "prima" (quella della Cena delle beffe di Sem Benelli) e discutono a ruota libera davanti a un registratore. Il più irrequieto personaggio del teatro italiano, Carmelo Bene, si abbandona a una riflessione fluente e aperta. È un Carmelo Bene che sorprende, per acume e rigore, quello che esce da queste conversazioni inedite, riemerse dall'archivio di Umberto Artioli dopo la sua morte; parole che hanno, per il tono profetico tipico delle illuminazioni, un sapore quasi testamentario.