Sbeffeggiando la hybris del giudice Filocleone, Aristofane non si limita a dipingere lo squilibrio di un individuo, ma denuncia il carattere vizioso e malvagio di una intera categoria. Tale patologia, lungi dall'essere esclusiva dei magistrati, è tipica della democrazia ateniese, corrotta e manipolata dai demagoghi, che l'hanno trasformata in un "Impero giudiziario". La plebe ammassata nei tribunali assumeva le sembianze di un tiranno senza volto, pronto per dare esecuzione ai voleri dei capipopolo senza scrupoli.