«La più grande disgrazia della mia vita è la morte di Anna Karenina», scrive Sergej Dovlatov. Questa, più di altre opere letterarie, è diventata uno stereotipo che si riduce essenzialmente a due elementi ormai parte della cultura di massa: la forma aforistica dell'incipit («Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo») e l'immagine di Anna che si getta sotto al treno. Niente di più lontano dal testo di Tolstoj, il cui fascino invece risiede nella vasta gamma dei temi affrontati. Il ricco tessuto narrativo del romanzo raffigura un intero mondo, attraverso una scrittura che trasuda gioia, piacere della creazione e potenza dell'immagine. La concretezza e la densità semantica del dettaglio attualizzano lo straniamento tipico di Tolstoj e, accompagnando gli interrogativi esistenziali che costellano l'intera narrazione, rendono pregnante l'altra dominante di Anna Karenina: la ricerca di risposte alle grandi domande sul senso della vita e della morte.