«Le modificazioni del mondo si sono imposte senza alcun ordine, senza un piano prestabilito e, soprattutto, senza alcun riguardo per la natura vivente, per la lentezza dei suoi ritmi di adattamento e di evoluzione. Tutto ciò che noi sappiamo e possiamo, ha finito per contrapporsi a tutto ciò che siamo. [.. .] Immagino talvolta che l'intelligenza dell'uomo, e tutto ciò per cui l'uomo si distingue dagli animali, possa un giorno indebolirsi e che l'umanità possa ritornare insensibilmente a uno stato istintivo, ridiscendere all'incostanza e alla futilità della scimmia.» Così Valery affronta il tema dell'impatto delle attività umane sulla natura e sull'uomo stesso. «Il mondo moderno è tutto teso allo sfruttamento sempre più efficace, sempre più approfondito, delle energie naturali. L'uomo moderno si inebria di dissipazione.» Una valutazione lapidaria che risale al 1935 ma che sembra scritta oggi.