Considerati come avamposto di tutto ciò che è buono e giusto, i libri godono di un implicito statuto di positività rispetto a una generale idea di progresso civile e sociale. Ciò che è scritto nei libri, però, non è affatto utile soltanto a veicolare messaggi positivi, né si limita a occupare la sua nicchia in quello che è il mercato del tempo libero. Nei libri, infatti, finisce anche quanto di più reazionario sia possibile immaginare: il fascismo allo stato puro. E nel caso di un romanzo come "The Turner Diaries" di William Luther Pierce alias Andrew Macdonald, dall'incredibile circolazione negli Stati Uniti e poi tradotto in moltissime lingue nel mondo (anche in italiano), il contenuto diventa una guida per l'azione: un ?lo nero in grado prima di anticipare e poi di spiegare fatti tanto atroci quanto di difficile lettura. Dall'attentato di Oklahoma City, 168 vittime nel 1985, fino al massacro di 77 persone perpetrato a Oslo da Anders Breivik nel 2011, sono innumerevoli i crimini d'odio che affondano le loro radici in concetti come quello di Leaderless Resistance - "la resistenza senza leader" teorizzata da Macdonald - e nell'idea che un fitto nugolo di attentati contro l'odiata società multietnica possa arrivare a destabilizzare il sistema fino al punto da concedere agli eredi di Hitler l'occasione di imporre al mondo una nuova era di terrore razzista. Con grande competenza e rara passione, Stefano Tevini si immerge nei bassifondi della letteratura di genere per esplorare un universo fatto di rabbia malamente repressa e pura paranoia, capace di trovare nei romanzi non soltanto un semplice sfogatoio ma, con gli inevitabili strascichi di sangue e le non rare coperture istituzionali, un impensabile veicolo di diffusione globale per la violenza del suprematismo bianco contemporaneo.