Il volume propone una ricognizione delle rappresentazioni dei giuristi e della giurisprudenza romana nella letteratura (non giuridica) tra I e II secolo d.C. allo scopo di fornire una chiave di lettura sul ruolo della giurisprudenza romana nel panorama delle scienze. Dopo aver ripercorso, in un precedente lavoro, le testimonianze ciceroniane sui prudentes, l'attenzione si sposta su testi di autori attivi nel primo principato: dai poeti augustei fino a Svetonio, passando, tra gli altri, attraverso Livio, Vitruvio, Manilio, Seneca, Quintiliano e Plinio il Giovane. L'indagine culminerà proprio in una testimonianza delle epistulae pliniane, probabilmente il ritratto più significativo di giurista conservato nella letteratura romana, quello di Tizio Aristone.