Il mondo interiore di Marcel Proust - la sua sensibilità, le sue passioni e le sue idiosincrasie - è ben noto; meno note sono invece le tematiche che fanno della "Recherche" anche un'opera di sociologia, di geografia e di storia. Spesso descritto a torto come il nostalgico cantore di un mondo ormai tramontato, nelle pagine di questo libro, a firma di uno dei massimi studiosi dello scrittore francese, Proust si rivela un uomo immerso nella sua epoca. Osservatore attento dell'attualità, interviene senza esitazione nei principali dibattiti - il genocidio armeno, l'affaire Dreyfus, la separazione tra Stato e Chiesa - e dimostra grande interesse per i progressi tecnici. D'altro canto, la vita di Proust ha coinciso con il periodo d'oro della Terza Repubblica - la cosiddetta Belle Époque - e con le scaturigini del mondo contemporaneo, consentendogli di assistere al passaggio da una società di corte a una dominata dalle élite, mentre sullo sfondo rimaneva perlopiù immutato un popolo, quello francese, carico di una storia millenaria. Proprio come sulla facciata gotica della chiesa immaginaria di Saint-André-des-Champs sono raffigurate tutte le classi sociali del Medioevo, nella Recherche ci viene offerto uno spaccato della società francese a cavallo tra Otto e Novecento, osservata con le lenti del sociologo e trasfigurata con gli occhi del poeta.