Il tentativo di ricostruire l'enigmatico volto della Sapienza antica ha mostrato l'insufficienza dei commenti scolastici nei confronti del sommo Poeta che, in una sintesi davvero straordinaria, ha saputo unificare le conoscenze a lungo occultate dell'Oriente e dell'Occidente. L'impronta esoterica della Sapienza segreta, attraverso le Crociate, s'infiltrò nell'Occidente e dette vita alle scuole misteriosofiche dell'aureo Medioevo, tra cui spiccano appunto quelle dei Fedeli d'Amore e dei Templari, di cui Dante fu uno degli esponenti più qualificati, dopo aver ricevuto una regolare iniziazione da parte di uno Ierofante. Tale rito iniziatico sarà ricostruito in un capitolo del presente saggio, sulla base delle scarne notizie che si possono ricavare dagli Autori che fanno esplicito riferimento a cerimonie praticate dapprima nell'antico Egitto e poi nei Misteri Maggiori della Grecia classica. L'esperienza interiore raccontata da Dante nella sua Magna Opera differisce notevolmente da quella vissuta dai mistici o dai medium in uno stato passivo e inconsapevole; infatti, costoro non sono in grado di riferire il contenuto delle loro visioni, mentre il Nostro è molto preciso nel ricostruire i particolari del suo viaggio. Il tutto è filtrato dalla razionalità che si serve di immagini simboliche e di allegorie, per esprimere una realtà sovrumana che non può essere tradotta in parole. La Commedia, quindi, come ammonisce lo stesso autore, non va interpretata alla lettera, ma ricorrendo alla facoltà intuitiva.
