Di Franz Kafka si è scritto troppo, ma di lui, come di chiunque altro al mondo, non sappiamo e non sapremo mai nulla. Nel 1924 è scomparso, nell'orbita di ciò che muove il tempo, insieme a tutte le sue cose, le cose di un altro tempo, di un'altra vita. Ci restano memorie, ricordi di suoi contemporanei, fonti indirette. Ma cosa sappiamo davvero? Con uno sguardo filosofico, questo libro si addentra nell'universo kafkiano esplorando il modo in cui la personalità dello scrittore si riflette nei suoi scritti. Legge, diritto, politica, religione, autorità e giustizia sono categorie che in Kafka vengono interpretate in modo del tutto singolare. Si tratta di vedere come tali categorie del potere vengono elaborate da una personalità radicalmente immune al potere: Kafka è forse uno dei pochi scrittori a non subirne il contagio. Libera da tutti questi orpelli, l'essenza di Kafka si mostra come una fitta foresta di dubbi o, probabilmente, come l'espressione reale e manifesta del dubbio stesso. Rimane il sé, con le sue mutanti contraddizioni e le sue tentazioni verso mondi non impuri.