Uscito nel 1947, "Il sentiero dei nidi di ragno" segna l'esordio di Italo Calvino e proprio la storia e la memoria distinguono questo primo e in un certo senso ultimo romanzo calviniano: ultimo, perché Calvino dopo questo testo non ha più parlato, raccontato o scritto o sospirato qualcosa sulla Resistenza italiana, nonostante l'avesse vissuta in prima persona. Il sentiero della memoria è, tuttavia, capace di portare lontano, si avvale di molti ragni, che tessono ricordi, e occorre star loro dietro per scrivere, confondere parole, date e poi volti, che sbiadiscono. Si scopre che è tutto lì, impresso, scandito, ma non si sa come fare a dirlo, perché le parole sembrano non bastare mai, sembrano sempre essere quelle sbagliate, non sono mai sufficientemente precise, eppure sono come giudici imparziali, che condannano le vittime ad un oblio di significante, come urli che non hanno suono. Questo è precisamente quello che ha provato Calvino uomo, scrittore, partigiano, mentre scriveva il suo primo romanzo, mentre il tempo lo rincorreva e la paura di una cancellatura della storia, di quel colpo di spugna che cancellasse tutto quel sangue lo inchiodava a quel racconto che doveva, per dovere morale essere scritto subito.