A differenza dell'Ulisse omerico che, dopo dieci anni di guerra e dieci di favolose avventure nel Mediterraneo, ritorna a casa e riprende il suo ruolo di figlio, padre, marito e re di Itaca, l'Ulisse dantesco - e sul suo modello quello di Alfred Tennyson, tanto amato in America - è un eroe non solo ingegnosissimo, ma anche supremamente inquieto, che nella sua ardente ricerca del sapere, del nuovo e della felicità trova non la vita ma la morte. Un eroe tragico, la cui esperienza incarna il dilemma di fronte al quale l'ingegno umano, responsabile del vertiginoso progresso scientifico e tecnologico che negli ultimi cent'anni ha cambiato la vita nostra e del pianeta, pone la nostra civiltà oggi.