Per comprendere l'India di oggi non basta uno sguardo d'insieme: è nel dettaglio, nella piega, nel particolare che meglio si rivelano dinamiche e processi. E la letteratura è forse lo strumento più efficace per indagare le pieghe nascoste della società indiana. Questo libro si concentra su un periodo fondamentale: quello tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta del Novecento, decisivo per la costruzione dell'identità del paese. I suoi tre capitoli ne prendono in esame le principali tendenze letterarie e linguistiche e ne illustrano opere e autori (quasi tutti colpevolmente ignoti alla nostra cultura) sullo sfondo degli avvenimenti di allora. Emerge una letteratura incapace di unirsi al coro per il radioso futuro che avrebbe dovuto illuminare il paese dopo l'Indipendenza. Essa, piuttosto, descrivendo la "fine delle illusioni", cerca di rendere conto e dare senso al distacco tra individuo e società, nel catalogo dei suoi riferimenti teorici si aggiungono la psicanalisi, le prime avanguardie femministe, declinazioni locali dell'esistenzialismo. È in questo scenario obliquo, fuori fuoco, che si consuma la fine dell'innocenza dell'individuo, del paese.