In Pirandello e l'immaginazione, Nicola Merola raccoglie, riveduti e corretti, alcuni dei suoi saggi usciti negli ultimi quindici anni. Dopo un prologo di argomento verghiano sulla reticenza metodica e funzionale di un'opera capace di valorizzare il complemento della lettura, si sviluppa un'organica riflessione sulla narrativa di Pirandello e soprattutto sulle sue novelle, considerate il crogiolo di una lenta elaborazione, da cui sarebbe infine nato il suo teatro nel teatro. La rivendicazione dell'identità complessiva del corpus delle novelle si fonda tra l'altro sul ruolo che in esse e, più che negli altri romanzi, nei Vecchi e i giovani, sostiene l'autonoma vitalità attribuita ai personaggi e governata da un'immaginazione criticamente ponderata. La stessa che a sorpresa si intravede già nell'esuberanza fantastica dei giochi infantili e negli adulti assegna una funzione terapeutica all'alternanza delle focalizzazioni o senz'altro alla distrazione.