Cosa hanno in comune un autore tedesco ottocentesco e il più grande drammaturgo della cultura occidentale? Büchner afferma che dinanzi alla storia e alla natura tutti gli scrittori «sono come scolaretti», tranne Shakespeare. Ogni astruso idealismo cede il passo in entrambi a un realismo della rappresentazione che guarda al corpo con occhio attento, sbarazzandosi di ogni mendace apparenza, di ogni retorica atta a manipolare il prossimo. Se lo sguardo "autoptico" squarcia il velo di un linguaggio volto a mascherare la realtà, giocando con i processi di significazione, è forse possibile restituirgli la sua dimensione più "concreta", dando voce anche alla «gente più prosaica di questo mondo».