Sono molti gli analisti che ritengono che l'attuale condizione post-moderna sia contrassegnata essenzialmente dalla fine delle grandi narrazioni e dall'avvento della tecnoscienza. Se per gli sviluppi della tecnoscienza è all'opera un diffuso cervello sociale che continuamente genera nuove conquiste, per le narrazioni, archiviati i disastri provocati da molte di esse, si è aperta l'era dei piccoli racconti per mano di un'infinita platea di narratori. Il Web sta rendendo ancora più evidente il proliferare di narrazioni personali, particolari, a volte buone e utili, ma spesso false e quindi dannose. Oggi tutti possiamo raccontare e a tutti è affidato questo impegno, che è certamente frutto di libera creatività, ma che non si può affrancare dalla notevole responsabilità che richiede. Un racconto ben formulato diventa magia e grazia se coopera a rendere più chiari i prossimi probabili scenari, a fronte del critico stato della giustizia sociale, della pace e del progresso universale. L'homo faber è continuamente all'opera, ma ora si rende indispensabile un homo narrans, capace di sorvolare sul come della vita per tentare di spiegarne il perché. Il racconto, il buon racconto, è compito e grazia che certamente non modificherà la storia dell'umanità, ma può entrare nelle storie di tutti gli umani per aiutarli a vivere meglio.