Non è facile ricostruire le fonti e la consistenza della cultura musicale di Dante. E, tuttavia, non ci sono dubbi che il Sommo Poeta ha coltivato con singolare interesse il linguaggio della musica che egli riconosceva intimamente connesso con l'arte poetica, come egli stesso spiega nel Convivio. Mettendo a frutto la sua finissima sensibilità di musicista e di compositore, da sempre dedito alla ricerca e al servizio nel campo della musica per la liturgia, Giuseppe Liberto ci accompagna in un singolare viaggio attraverso la Commedia alla ricerca del modo in cui Dante, nelle tre cantiche, parla poeticamente di silenzio e di canto, di musica e di danza. Dal frastuono e dalle grida che caratterizzano la sofferenza dell'inferno, luogo in cui la musica risulta totalmente assente, all'indicibile dolcezza del canto che segna l'ascesa della montagna del purgatorio. E fino all'inno corale alla Trinità innalzato dai beati in paradiso, lì dove culmina il viaggio per mezzo del quale Dante, indirizzandosi a coloro che vivono nella miseria spirituale e culturale, ci conduce allo stato di grazia e di felicità per mezzo della redenzione operata da Cristo nella sua Chiesa. Sublime armonia teandrica tra Dio e l'uomo che si realizza con la forza divina dell'amore.