«Ho vissuto per quasi sessant'anni in compagnia di me stesso e del mio secolo e non sono così attaccato a entrambi da non voler dare un'occhiata a un altro mondo». È con quest'ipotesi che C.S. Lewis ci accompagna a esplorare altri mondi, molto lontani nel passato eppure dalla voce per nulla spenta. Il ciclo arturiano, i cieli di Dante, i boschi di Tasso, i cavalieri e le fate di Spenser sono presenze che si riempiono di vita attraverso le riflessioni profonde, le indagini scrupolose, le intuizioni brillanti del professor Lewis. Se in questi saggi l'autore mostra il suo alto profilo di studioso, lo fa a partire dallo stesso entusiasmo con cui un bambino si dedica anima e corpo ai suoi giochi preferiti. In compagnia di altri mondi s'impara uno sguardo libero e audace sul presente. Il Medioevo, lungi dall'essere un tempo cupo, ci parla con la tempra di Dante, «l'energia serena, instancabile ed esultante di una mente logica che si mette a ordinare un'enorme massa di dettagli eterogenei con grande passione e dà loro unità».