I Romani hanno conquistato territori, sottomesso popoli, sradicato culture e condotto guerre quasi ogni anno di una piú che millenaria avventura. Eppure, in nessun momento della loro storia l'appartenenza etnica e il colore della pelle sono stati motivo di discriminazione o di esclusione dai privilegi della cittadinanza, che vennero anzi estesi nel corso del tempo a tutti gli abitanti dell'impero. Oggi, invece, la cosiddetta cancel culture punta sempre più spesso il dito contro gli antichi, accusandoli di complicità nei crimini perpetrati dall'Occidente - dal colonialismo all'emarginazione femminile fino alla supremazia dei "bianchi" - e chiedendo la rimozione dei testi greci e latini dai programmi di scuole e università, dai cataloghi delle case editrici, dall'immaginario stesso delle nostre società. Una deriva pericolosa e inquietante, che rischia di eliminare uno degli interlocutori fondamentali della nostra tradizione culturale e di promuovere un nuovo conformismo, fondato sulla censura di qualsiasi opinione dissenziente.