Pavese lo sapeva bene, un viaggio non si fa da soli: perché è triste; perché la complessità del mondo sovrabbonda la capacità di vedere di due occhi soltanto; perché parlando con qualcuno le cose non scappano più via. Per Pavese tutto l'essere fin nelle sue radici grida contro la solitudine, per cui la solitudine stessa è annuncio di un altro, sotto le cui "ali" bisogna stare. E poi il viaggio consiste della sua meta: solo chi sa che alla fine del viaggio qualcuno lo attende può stare da solo. Una riflessione sulla vita e sulle opere di Cesare Pavese, attraverso la scoperta dei luoghi che più hanno significato per il poeta e che più hanno inciso sulla sua scrittura, sulle tracce di un cammino esistenziale tormentato ma letterariamente fecondo, interrotto solo quando il dolore della vita ha sopraffatto il profondo desiderio di amare ed essere amato.