Rifacendosi ai testi critici di Cvetan Todorov, di Francesco Orlando e Nicola Gardini, in questo piccolo saggio Orazio Labbate tenta di mettere ordine tra i romanzi degli ultimi quarant'anni alla ricerca dell'«orrore letterario», un'espressione critica per definire quella letteratura capace di occuparsi, con una scrittura mai mansueta - fatta di intensa e perdurante elevazione simbolica, stilistica e teologica -, dei vari perturbamenti umani: esistenziali, metafisici, psicologici, soprannaturali, mitici.