Tra gli auctores peculiares di Francesco Petrarca un ruolo di primo piano rivestono Lucio Anneo Seneca e Gaio Svetonio Tranquillo. «Seneca autem tragedias [texuit], que apud poetas profecto vel primum vel primo proximum locum tenent», «[Svetonius] Tranquillus, auctor certissimus»: queste citazioni, tratte rispettivamente da Fam. IV 16, 9 e Gest. Ces. 14, sono un riflesso dell'attento dialogo intrattenuto da Petrarca con le opere dei due autori, prima corredate sui manoscritti in suo possesso di postille e segni d'attenzione a guisa di vere e proprie biblioteche ai margini del testo, poi rievocate a più riprese negli scritti latini e volgari. Qui Petrarca, tessendo le sue parole assieme alle voci dei due magni auctores, creò pagine di mirabile modernità, alcune inerenti la sua personale historia, altre incentrate su riflessioni filosofiche ed estetiche di valenza universale, altre ancora dedicate alla formulazione di giudizi sulle vicende del passato e sulla politica del presente.