A centosettant'anni dalla morte del suo autore, la «Comédie humaine» continua a esercitare un'irresistibile attrazione: per gli scrittori, non meno che per gli storici e gli economisti. La critica letteraria più recente ha, d'altronde, ripetutamente messo in luce la duplice vocazione di Balzac, il suo essere, a un tempo, un «peintre» e un «penseur», capace di descrivere la realtà in tutti i suoi aspetti e di riflettere su di essi. Strumento privilegiato di conoscenza, i romanzi di Balzac esercitano un fascino irresistibile anche per gli studiosi del diritto. Rappresentando la società francese nella prima metà dell'Ottocento, segnata dall'avvento del capitalismo e, in campo normativo, delle codificazioni napoleoniche, essi offrono l'occasione per mettere a fuoco alcuni problemi fondamentali dell'esperienza giuridica. Contratto e successioni; credito e mercato finanziario; iniziativa economica, concorrenza, insolvenza; crisi della giustizia: la penna di Balzac non manca mai di coglierne i tratti essenziali, i nodi universali e inevitabilmente irrisolti. Leggendo le pagine della «Comédie» e la riflessione intorno al diritto ad esse affidate, è allora possibile compiere, oltre a una straordinaria esperienza estetica, anche e soprattutto un'esperienza di verità.