Il sordido sistema della produzione editoriale in serie, che fa leva sulla vanità e sull'ingordigia dei cretini, la burocratica indecenza dei premi letterari è stata svelata con crudele eleganza da Julien Gracq in un saggio micidiale, che fece epoca e non lascia scampo, La Littérature à l'estomac (1950), qui proposto in nuova traduzione. Ritenuto "l'ultimo dei classici" francesi, autore di un'opera pionieristica che conta capolavori come Nel castello di Argol e La riva delle Sirti, Gracq stigmatizza l'ansia esibizionistica degli scrittori contemporanei, la malizia degli editori che rincorrono il "caso", accecati dai bilanci e dalle statistiche, la generica stupidità dei lettori. Fedele alla propria poetica, Gracq pubblicò sempre con il piccolo editore José Corti; quando lo onorarono con il premio Goncourt, preferì rifi utare. Non aspettava altro.