L'opera si snoda in un sviluppo progressivo, dapprima focalizzato sull'analisi del testo bonaventuriano sul libero arbitrio e poi, tenendo conto delle acquisizioni raggiunte, inserito nel più ampio quadro della riflessione filosofica e teologica del Dottor Serafico. Nelle conclusioni, l'autore ha sintetizzato la sua lettura e interpretazione del pensiero di Bonaventura, all'interno della cultura del suo tempo. Il libro si occupa di un periodo storico di particolare intensità spirituale, si tratta del secolo che si sviluppa dal secondo-terzo decennio del Duecento sino agli anni trenta-quaranta del Trecento: è un tempo complesso caratterizzato dall'affermazione del messaggio di S. Francesco e dai grandi dibattiti sulla povertà evangelica, quale cuore pulsante dell'insegnamento di Cristo. A difesa dell'ideale di povertà, si levano le voci dei più illustri esponenti del pensiero teologico e filosofico dell'epoca, È questo il tempo di Dante, pervaso da un profondo bisogno di purificazione e di rinascita, un mondo attraversato da ansie escatologiche capaci di assumere un vero e proprio ruolo sociale e di riscatto collettivo. L'autore si è proposto di seguire questo sviluppo concentrando l'attenzione sulle vicende del francescanesimo, dando voce ai principali autori che hanno cercato non solo di interpretare ma anche di vivere coerentemente quella che può certamente definirsi la rivoluzione di S. Francesco. L'imitazione del Santo di Assisi non si realizza solo a livello religioso e devozionale ma si estende in ambito politico soprattutto con la tematica della povertà della Chiesa, e con le dovute differenze e declinazioni, di Marsilio da Padova e Guglielmo di Ockham.