"Provoca stupore e meraviglia il modo in cui l'anonimo poeta popolare riesce a costruire in tre o quattro versi tutta la rara complessità dei più alti momenti sentimentali della vita dell'uomo. Ci sono coplas nelle quali la vibrazione lirica giunge a un punto dove soltanto pochissimi poeti riescono ad arrivare." Che cos'è il cante jondo? Federico García Lorca, il più visionario poeta andaluso, prova a rispondere a tale domanda nel corso di una conferenza tenuta a Granada nel 1922. Il cante jondo è un'arte primitiva e poderosa, tutta andalusa, cantata dai gitani. Venuti dalla lontana India nel XV secolo, essi importarono in Andalusia la loro arcaica sapienza musicale che si contaminò, nel corso dei secoli, con le espressioni liriche e musicali autoctone, da quelle giudaico-cristiane a quelle saracene. Il cante jondo sarebbe dunque la risultante di un magnifico intreccio di suoni, parole ed evocazioni. Per Lorca esso è una manifestazione della più pura poesia: una poesia spesso anonima e gridata dalle voci lacerate degli ultimi, fitta di mistero e dolore, benedetta dal fuoco inesauribile dell'Andalusia. Questa conferenza è una vera e propria lezione di storia, musica e poesia.