Uomo di teatro, ma soprattutto uomo di esperienza e di spirito, Emiliani in questo "Carlo Goldoni, mio marito", ci porta nel cuore di un'altra civiltà. Quelli erano anni in cui non ci si lasciava per un paio di corna, perché il matrimonio era per sempre, e ci si misurava con il più vertiginoso dei misteri, la vita in comune fra un uomo e una donna, dove più che l'ammirazione per il genio contava la capacità di sopportare quel mistero insondabile che si chiama l'altro. E dell'altro si devono amare non tanto le virtù, quanto i vizi, le puzze e i difetti, questi sì sostanza reale e imperitura di quell'impasto di carne e bugie chiamato uomo. Giampiero Beltotto