Flannery O'Connor (1925-1964) è una delle voci più originali e prestigiose della letteratura americana del Novecento. La sua ristretta produzione letteraria (due romanzi, alcune raccolte di racconti e saggi) è caratterizzata da uno stile chiaro, veloce, realistico, che dà vita a vicende per lo più grottesche e violente, in un brulicare di simboli e rimandi. Personaggi strampalati si rivelano inflessibili cercatori di assoluto; anime pervicacemente chiuse in se stesse, fino a quando un fatto imprevisto non sopravviene a scardinarne convinzioni e chiusure. L'apertura raggiunta costa loro lacrime e sangue, ma è questa l'unica via possibile per raggiungere una prossimità con il mistero. Un mistero che è il riconoscimento intuitivo di un Dio che salva l'uomo, sanando la sua incompiutezza e fragilità. Questo libro è una ricognizione sui temi principali di una narrativa che richiede al lettore un coinvolgimento radicale e una netta presa di posizione. Flannery O'Connor non lascia scampo; la sua scrittura è una sfida che rilancia sempre il "prendere o lasciare".