H.D. (Hilda Doolittle), figura cardine dell'imagismo e poetessa eclettica che con Euripide e i miti mediterranei ebbe lungo dialogo, cercò, screziando la figura di Artemide, di sondare il confine tra il divino e l'umano, e finì col ridefinire anche quello tra individualità e amore. Ippolito attende (Hippolytus temporizes) è una riscrittura dell'eterno mito di Fedra e Ippolito, composta senza riverenza per i modelli classici e moderni. L'antisocialità dei personaggi euripidei si fa qui individualità fiera e cieca, ossessa e quasi violenta. I personaggi si estremizzano e quasi si esplicitano, come mai avevano fatto. Ma si tenta un dio? È come un uomo che lo si può tentare? Forse potere, dominio, ingerenza non possono tanto quanto può Amore-Eros, nemico di tutti gli esseri solitari e devoti. A nulla valgono i richiami dei personaggi minori, i "razionali" che provano a riportare ordine e quiete: quello presentato da H.D. è un mondo mitico disfatto, dove ogni azione non è che corruzione e dove l'unica soluzione è la fuga, nel luogo intoccabile dell'assenza.