Indagando la pratica compositiva di alcuni testi otto-novecenteschi come una necessaria "poetica delle cicatrici", il volume analizza tanto i modi in cui la dissimulazione innesca e complica il dialogo con il lettore, che si sente sollecitato alla cooperazione mimetica e alla produzione di senso, quanto il contrario: a partire dalle opere di Leopardi, Pascoli, Pirandello, Goldoni e De Filippo, emerge come i tanti livelli testuali aprano ad un'ermeneutica complessa e quindi generino dissimulazione, che diventa così il nucleo promotore dell'intero sistema comunicativo-letterario.