Roberta Rambelli (1928-1996) è stata una delle figure più rappresentative della fantascienza italiana. Nella sua triplice attività di scrittrice, curatrice editoriale e traduttrice ha avuto un ruolo chiave nello sviluppo e diffusione del genere e ha occupato una posizione preminente nella comunità fantascientifica almeno durante tutta la prima metà degli anni Sessanta. L'analisi della sua traiettoria evidenzia un'attività che supera i limiti della fantascienza per incarnare simbolicamente le ansie, tensioni e desideri dell'Italia "miracolata" e "americanizzata" del boom economico, svelandone le crisi soggiacenti. Tuttavia, la sua rilevanza è stata parzialmente oscurata da una serie di processi multifattoriali a cui ha concorso il reiterarsi di certe pratiche di esclusione e autoesclusione, frutto di relazioni di potere, pressioni famigliari, dissidi, invidie e, non ultimo, questioni di genere. Questo volume intende recuperare la sua figura e ricollocarla in una posizione di rilievo, colmando un vuoto critico e storiografico che ha finora impedito di riconoscerla come una delle voci più interessanti e originali della letteratura di fantascienza e della cultura italiana.