A differenza di altri autori che si sono cimentati con l'esperienza di Auschwitz, Primo Levi non calca la mano sul ricordo che trionfa sul massacro ma rappresenta gli orrori di cui l'uomo è capace nella prospettiva di un mondo a venire in cui il ricordo degli orrori diventa inutile. Ma Se questo è un uomo è anche diverso dagli altri scritti di Levi. L'anomalia e il suo fascino consistono nell'impossibilità di rinchiuderlo in un genere, essendo diario, saggio di storia, operetta morale. Stupiscono la forma nuova data a riferimenti antichi, inattuali, e la imprevista supremazia dell'umanesimo sulla scienza. Questo doppio effetto di sorpresa spiega perché nel 1947 non fu compreso e perché sia indispensabile, oggi, un'indagine rigorosa sulle fonti.