Fin da quando l'uomo si è affacciato sulla Terra, spostarsi ha rappresentato per lui un'esperienza basilare, quasi consustanziale; dalle più antiche forme di migrazione preistorica ai grands tours del Settecento illuminista e oltre, viaggiare è stato uno dei modi più diretti e chiari di autoconoscenza, di crescita interiore e sociale, di cambiamento. Di tutta questa messe vastissima di spostamenti sono restati, nell'epoca della scrittura, tracce e resoconti più o meno articolati, e più o meno "letterari", cioè elaborati sotto il profilo retorico-stilistico; si va da semplici e talvolta solo funzionali appunti a diari o romanzi, spesso sorprendentemente abili nel dare conto della personalità dello scrittore che ha compiuto il viaggio (il cosiddetto traveller), nonché nel descrivere e interpretare le ragioni e i modi di esistenza dei popoli più disparati. Il volume affronta temi e modalità della letteratura odeporica italiana fra Sette e Novecento, mettendo in relazione ogni opera con il contesto europeo coevo. L'analisi procede dal viaggio scientifico-conoscitivo e sentimentale settecentesco a quello d'emigrazione dell'Italia postunitaria, fino ad approdare ai grandi viaggiatori-scrittori del Novecento.