Ombroso, inquieto, ambivalente, incerto ancora oggi nelle date, il rapporto che Dante Alighieri (1265-1321) ebbe con Bologna è uno spettacolare palcoscenico di vincitori e vinti, di immagini e colori, pittura e scultura. Capitelli mostruosi, esseri stravolti nelle proporzioni e costretti a sostenere le prime colonne romaniche... E soprattutto la torre Garisenda, che coprendo una nuvola di passaggio quasi spaventando l'osservatore come se potesse rovinarglisi addosso, serba sul proprio fianco i versi che il Sommo Poeta le dedicò nella sua Divina Commedia: «Qual pare a riguardar la Garisenda sotto il chinato, quando un nuvol vada sovr'essa sì che ella incontro penda, tal parve Anteo a me che stava a bada di vederlo chinare...» (Inferno XXXI, 136-140)