Teodolinda Barolini esplora il carattere rivoluzionario dell'opera di Dante attraverso la sua intera produzione letteraria, a partire dalla Divina Commedia. I saggi raccolti in questo volume mostrano la straordinaria modernità del sommo poeta nel rapporto con la differenza e la molteplicità, e sottolineano l'ampiezza della sua eredità nei secoli successivi. La rivoluzione dell'opera di Dante era già evidente ai suoi contemporanei: il confronto tra i suoi scritti e l'arte coeva di Giotto mostra la distanza del poeta dagli stereotipi sessuali e razziali dell'epoca, al punto che i primi lettori della Commedia, Cecco d'Ascoli e Boccaccio, non mancano di sottolineare la sua eterodossia dal punto di vista filosofico e dottrinale. Dante si sente attirato dalla differenza, dall'idea che "la distinzione e la molteplicità delle cose vengono da Dio", un concetto che nel De vulgari eloquentia applicherà anche al linguaggio. Ma è l'intera opera di Dante a essere attraversata dal desiderio di riconciliare la differenza, come accade nell'apoteosi della Commedia, tra i cerchi angelici del Paradiso. Lungo questa ininterrotta ricerca intellettuale, Dante dialoga inevitabilmente con la filosofia di Aristotele in modo originale e, talvolta, conflittuale, nel tentativo di trovare una sintesi tra il pensiero antico e la visione cristiana. Tra i massimi studiosi di Dante, Teodolinda Barolini ancora una volta indica nuove strade nella sua opera, cercando di catturarne la moltitudine di mondi possibili, di idee e di intuizioni umane e sociali che non smettono di sorprendere il lettore moderno.