La paura del diverso è da sempre uno dei tratti che meglio evidenzia la precarietà della natura umana; non ne sono stati esenti i Romani in un particolare periodo della loro storia, quando, al di là di un ordine rassicurante, ma del tutto apparente, un mondo nuovo si rivelò ai loro occhi. Nell'arco temporale che intercorre tra il I sec. a. C. ed il I d. C., un'espansione inarrestabile aveva portato Roma a dilatare progressivamente i limiti del proprio dominio, fino a farli coincidere, nelle ambizioni dell'ideologia politica imperiale, con quelli dello spazio conosciuto. Ma, come già i Greci, così pure i Romani mostrano del mondo che li circonda una particolare visione, nella quale svolge un ruolo decisivo la tensione dialettica fra civiltà e barbarie.